La lavorazione della pianta della vite, da cui poi nascerà il vino che finira’ sulla nostra tavola, vede la grande costanza e perseveranza del vignaiolo. Supponiamo quindi che la vite sia stata opportunamente innestata e piantata nel terreno più favorevole. Occorre a questo punto lavorarla, non a caso, ma conferendole una forma suscettibi1e di facilitare il lavoro del vignaiolo e il trattamento della vite, Bisognerà allora aspettare almeno tre anni prima di poter fare vino col succo dei suoi grappoli; certi proprietari di grandi vigneti considerano tale lasso di tempo ancora insufficiente. Poi, a partire dalla terza primavera, quando la potatura è stata portata a termine e i polloni cominciano a gonfiarsi, la linfa cola goccia a goccia dalle piaghe della potatura. « Piange » dicono i vignaioli. Comincia allora una nuova fase. Occorre radunare tutti i sarmenti e fissarli ai fili di ferro, occorre scalzare ogni ceppo dal monticello di terra con cui lo si è circondato in autunno per proteggerlo dal freddo. Stimolate dal sole già caldo, le erbacce invadono tutto, e occorre strapparle senza pietà, perché non sfruttino il terreno a detrimento della vite. Per tutta la primavera e tutta l’estate il lavoro continua. Ma ecco che si annuncia un’invasione di ragni rossi, e allora bisogna trattare la vite con gli insetticidi appropriati. Quando la temperatura si addolcisce, la vite lancia sarmenti in tutte le direzioni. A mano a mano che l’estate avanza, il vignaiolo continua instancabilmente a strappare le erbacce, a dare zolfo, a sfrondare, ad allontanare una minaccia dopo l’altra, nel continuo timore di vedere apparire verso ovest le grevi nubi giallastre annunciatrici di grandine. Se le vede accumularsi, spara razzi nella vana speranza di disperderle. Un uomo solo che accende petardi di fronte alle nuvole minacciose: la sproporzione delle forze che si affrontano potrebbe indurre al sorriso, Grappoli, foglie, rami si ammassano in breve sul terreno, triturati dalla violenza dei chicchi di grandine. Quando le nubi si allontanano, i vignaioli escono di casa. Percorrono tristemente le vigne, raccolgono con precauzione altrettanto commovente quanto inutile i resti dei grappoli che si ammassano al suolo. La vite ferita richiede cure raddoppiate. Forse il raccolto è perduto, ma bisogna pensare a salvare il prossimo. Già l’indomani, il vignaiolo ricomincia a dare zolfo per rimarginare le ferite dei sopravvissuti. È necessario che i sarmenti giungano a maturazione affinché i ceppi, portatori delle speranze dell’anno a venire, abbiano sufficiente forza per sopravvivere ai freddi dell’inverno. Un disastro del genere, naturalmente, è un fatto eccezionale. Se tutto va bene, la scorza dei nuovi sarmenti qua e là si tinge di rosa, poi d’azzurro e di nero. È il periodo felice. Il vignaiolo evita di andare nelle sue vigne, ben sapendo che ci vuole pochissimo per sciupare irrimediabilmente i giovani grappoli: sono cosi fragili! La peronospera non può più nulla, ormai, e l’unico pericolo che ancora li minaccia è la muffa grigia, un minuscolo fungo che si sviluppa quando il tasso di umidità è troppo alto. The post Come si lavora la pianta della vite? appeared first on Wine Shop Online. via Wine Shop Online https://online-wine-shop.com/come-si-lavora-la-pianta-della-vite/
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